Alla ricerca di tutele collettive per i lavoratori digitali: organizzazione, rappresentanza, contrattazione

Autori

  • Michele Forlivesi Università di Bologna

DOI:

https://doi.org/10.6092/issn.2421-2695/8370

Parole chiave:

digital economy, collective representation of digital workers, collective rights in the constitutional framework, social movement unionism, bargaining at territorial level, role of the local institutions, Carta dei diritti fondamentali del lavoro digitale

Abstract

Il saggio analizza le diverse modalità di organizzazione sindacale dei lavoratori digitali.

Se è innegabile che l’economia digitale abbia accelerato il processo di frammentazione e parcellizzazione del lavoro ed indebolito le forme tradizionali di rappresentanza collettiva, si registra in controtendenza il proliferare di forme di auto-organizzazione dei lavoratori digitali rese possibili dalle stesse tecnologie digitali applicate al web.

Per garantire l’effettività dell’azione sindacale al di fuori del lavoro subordinato l’Autore propone di valorizzare la latitudine e la collocazione sistemica dei diritti collettivi nel quadro costituzionale ai fini di una loro estensione a tutti i prestatori contrattualmente deboli.

La vera sfida per tali aggregazioni spontanee è la creazione di una rete nazionale ed europea che sia in grado di intercettare e sintetizzare gli interessi collettivi, e di imporre alle piattaforme innovative forme di contrattazione.

Una via da seguire potrebbe essere quella del social movement unionism: ossia fare rete con associazioni, società civile e cittadinanza per rompere l’isolamento del rapporto lavoratore-piattaforma, ricomporre gli interessi collettivi a livello territoriale e stimolare l’attenzione dell’opinione pubblica e l’attivazione delle istituzioni.

Il modello proposto presuppone un nesso indissolubile tra diritti sociali, diritti del lavoro e cittadinanza e richiede un’attivazione diretta di tutti gli attori sociali nei confronti delle piattaforme committenti: lavoratori, istituzioni locali e cittadini-consumatori.

Il soggetto pubblico, in particolare, può giocare un duplice ruolo: promuovere pratiche neo-concertative, divenendo parte attiva del processo negoziale e stimolare il c.d. “consumo critico” della cittadinanza.

Se ciò, indubbiamente, apre nuovi spazi di agibilità negoziale per il sindacato nella gestione e controllo dello sviluppo dell’economia digitale a livello territoriale, tuttavia rischia anche di modificare in senso lobbistico il modello di relazioni industriali territoriale.

Nonostante i rischi segnalati, il livello territoriale è secondo l’Autore l’ambito contrattuale collettivo più adatto a recepire le istanze rivendicative dei lavoratori della gig economy in quanto a livello locale è più facile creare virtuosi meccanismi di coalizione sociale tra istituzioni, organizzazioni spontanee dei lavoratori, sindacati confederali e cittadinanza in grado di incidere sul potere di mercato delle piattaforme nel contesto urbano mediante la leva reputazionale.

Un esempio emblematico di ciò è la stipula della c.d. Carta dei diritti fondamentali del lavoro digitale nel contesto urbano.

Nonostante l’efficacia limitata, tale intesa mostra chiaramente come sul piano dell’effettività delle tutele la contrattazione collettiva territoriale possa creare strumenti adeguati di protezione dei lavoratori digitali, sposando un’ottica rimediale che prescinda dal dilemma qualificatorio tra autonomia e subordinazione.

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Pubblicato

2018-07-03

Come citare

Forlivesi, M. (2018). Alla ricerca di tutele collettive per i lavoratori digitali: organizzazione, rappresentanza, contrattazione. Labour & Law Issues, 4(1), 35–58. https://doi.org/10.6092/issn.2421-2695/8370

Fascicolo

Sezione

Saggi