I diritti sindacali nell'era del caporalato digitale
DOI:
https://doi.org/10.6092/issn.2421-2695/10222Parole chiave:
assembly, referendum, posting, management, gig economyAbstract
Dopo una preliminare descrizione del rapporto di lavoro nella c.d. gig economy e nonostante la differenza tra i modelli organizzativi, in questo studio l'Autore tenta di analizzare l'eventuale esercizio di alcuni diritti sindacali previsti dal titolo III della legge n. 300/1970 da parte dei lavoratori coinvolti in questi particolari rapporti di lavoro.
Nello specifico, occorre capire se norme come gli articoli 20 (diritto di assemblea), 21 (referendum) e 25 (diritto di affissione), che a prima vista sembrano richiedere l'esistenza di un'unità produttiva per il loro esercizio, possano essere applicate anche nella gig economy, caratterizzata dalla smaterializzazione del posto di lavoro.
Pertanto, dopo un breve esame di queste norme, l'Autore cerca di dimostrare che l'idea che ha ispirato il legislatore del 1970 a riconoscere i diritti previsti da tali norme ci permette di considerarle applicabili anche a tali lavoratori. Tuttavia, in questa materia, è essenziale l'intervento dei sindacati.
Una riconsiderazione di politiche sindacali in grado di "parlare" lo stesso linguaggio delle piattaforme digitali potrebbe, infatti, offrire ai lavoratori una reale opportunità di "incontrarsi" e discutere, in una sezione ad essi riservata nell'App, di argomenti di loro interesse anche in assenza dell'unità produttiva (tradizionalmente intesa).Riferimenti bibliografici
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