L'uso della tecnologia e il diritto di sciopero: realtà in conflitto

Abstract

L'articolo 28.2 della Costituzione spagnola riconosce il diritto dei lavoratori di scioperare per difendere i propri interessi. In Spagna, la regolazione positiva di questo diritto è sancita in una norma pre-costituzionale del 1977, quindi la sua configurazione come diritto fondamentale è stata contestualizzata attraverso le interpretazioni della dottrina e della giurisprudenza costituzionale.

L'applicazione del regio decreto Relazioni di Lavoro 1977 a situazioni conflittuali generate dall'uso della tecnologia ha portato la nostra Corte costituzionale a negare la violazione del diritto fondamentale di sciopero, e quindi la possibilità di parlare di crumiraggio tecnologico come garanzia del diritto dei lavoratori.

Si tratta di un'interpretazione restrittiva del contenuto essenziale del diritto di sciopero, limitarlo alla sola astensione dal lavoro e non anche alla sua efficacia o capacità di contrastare il potere datoriale. Partendo da questa concezione si considera il crumiraggio tecnologico come una condotta abusiva del datore di lavoro lesiva del diritto di sciopero, riducendo la questione a un problema di legalità.

Il TC non tiene conto della sua precedente giurisprudenza, laddove afferma che non può parlarsi di crumiraggio tecnologico, in assenza di una legge che sancisca un espresso divieto, se il datore di lavoro, nel corso di uno sciopero, utilizza i mezzi materiali a sua disposizione per evitare le conseguenze dannose dell’astensione collettiva, in quanto tale condotta è espressione della libertà di impresa costituzionalmente protetta. Tuttavia, si discosta anche dai precedenti, quando non tiene conto della preminenza del diritto di sciopero sulla libertà di impresa e non solo per la sua posizione nel testo costituzionale ma, anche, perché interpretare un diritto fondamentale al margine della soglia della Costituzione, implica di per sé una negazione del diritto stesso.