Lavoro autonomo. Un modello di rappresentanza per un emergente interesse collettivo
DOI:
https://doi.org/10.6092/issn.2421-2695/8795Palabras clave:
employers’ organization, self-employers’ representation, representativenessResumen
En el trabajo autónomo confluye una heterogeneidad de trabajadores y trabajadoras, que espacia del terciario avanzado (Knowledge Economy Cognitivy Capitalism) hasta las profesiones reglamentáis.
En los últimos años se registra en la categoría un cambio vortiginoso e inesperado, cuyo rasgos característicos son una mayor vulnerabilidad y desestabilización de la misma. De eso desciende una marcada exigencia de representación, que ha conducido parte de la doctrina a definirlo un sistema en contratendencia con respecto de los procesos de desintermediación, que caracterizan el sistema de la representación del trabajo subordinado al mismo ámbito político.
Indicador normativo de tal fase es sin otro la ley n. 81 del 22 de mayo de 2017, mejor nota como Estatuto del trabajo autónomo, que en particular al art. 17 instituye el primer órgano consultivo, establemente instalado cerca del Ministerio del trabajo y las Políticas sociales, con la tarea de coordinar y monitorear las intervenciones en materia de trabajo autónomo. Entre los miembros los representantes están también representes designados "por las asociaciones de sector comparativamente más representativo a nivel nacional".
Sin embargo, no sólo el sistema representativo de los trabajadores autónomos no ha sido nunca objeto de acuerdos y protocolos suscritos por asociaciones de sector, de modo análogo a las asociaciones patronales, por cuánto el Pacto de fábrica del 9 de marzo de 2018 semeja señalar el inicio de una nueva fase, pero tampoco no hay propuestas doctrinales ni proyectos de ley.
En este artículo se encamina por lo tanto reflexión sobre lo que podría configurarse como un tertium genus de representación.
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