La misurazione dell'orario di lavoro e le sue sfide
DOI:
https://doi.org/10.6092/issn.2421-2695/15136Parole chiave:
Court of Justice, case law, smart working, working time, limitsAbstract
Attraverso l’analisi della giurisprudenza europea in materia di orario di lavoro, l’Autore evidenzia che l’adozione da parte degli Stati membri di un sistema di misurazione obiettiva, affidabile e accessibile dei tempi di lavoro (sia pure nell’esercizio del loro potere discrezionale in ordine alle modalità di attuazione del sistema di misurazione, tenendo eventualmente conto delle specificità dei diversi settori di attività), è funzionale e a garantire ai lavoratori la migliore protezione della loro sicurezza e della loro salute, e ciò anche quando il lavoratore goda di una certa flessibilità nella collocazione della prestazione. È il caso, ad esempio, del lavoro agile, rispetto al quale l’esigenza di instaurare un sistema obiettivo, affidabile e accessibile di misurazione deriva dalle stesse modalità di esecuzione del rapporto, per come disciplinate nel nostro ordinamento; peraltro, l’eventuale sottrazione dei lavoratori agili dalle tutele in materia di orario di lavoro sarà legittima, ma solo a condizione che sia verificata, caso per caso, la loro effettiva possibilità di autodeterminare non solo la collocazione ma anche, nella sua interezza (cioè anche nelle fasi di lavoro svolte in azienda), la durata della prestazione.
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